Mia sorella voleva vivere a New York

da Dic 24, 2020Racconti di viaggio, USA0 commenti

Mia sorella era ossessionata da New York. Quando aveva 12 anni (o forse anche prima, chissà), iniziò a mitizzare questa metropoli. Aveva foto di grattacieli in cameretta e parlava spesso di voler visitare New York. Io ero abbastanza incuriosita da questo entusiasmo e dopo l’iniziale divertimento per questa sua presa di posizione, iniziai a chiedermi: che cosa immaginava o sognava quando pensava a New York? Che cosa la affascinava davvero? 

Il termine “fascino” deriva dal latino fascinum e significa “malia”. Originariamente possedeva, pertanto, una connotazione negativa o malefica; perché, insomma, tutti abbiamo sognato almeno una volta di visitare New York? Cosa ha fatto questa città per ammaliarci tutti, esercitando un potere immaginativo tale anche su una ragazzina?

statua della libertà vivere a new york

Molti anni fa vidi un film bellissimo di Emanuele Crialese, “Nuovomondo”: la storia di un Viaggio della Speranza degli immigrati di allora, che eravamo noi italiani. A inizio Novecento la famiglia Mancuso sogna l’America e la immagina come un Paese dove si possa fare il bagno in fiumi di latte e dove non si possa mai morire di fame perché le verdure e il bestiame sono giganti (letteralmente). Poi arrivano a New York ed è solo l’inizio, vero, di questo nuovo viaggio.

Crialese nuovo mondo vivere a new york radici di mandorle

Gli Stati Uniti hanno esercitato per secoli questa fantasia di redenzione, di speranza, di una seconda occasione; interi territori come l’Ovest (il Far West) e anche le grandi città dapprima dell’Est (New York, Boston, Washington) e poi della costa occidentale (San Francisco, Los Angeles). Anche fuori dagli Stati Uniti ci sono grandi città che ispirano l’immaginario collettivo: Londra, Parigi, Tokyo, Roma. New York, però, è stata una delle prime città al mondo a creare e tessere una narrativa su se stessa. La prima città al mondo a diventare un marchio (turistico), brand, merchandising. Tutti sappiamo che cosa significhi NYC e sappiamo riconoscere questa sigla su qualsiasi adesivo, cappellino, tazza da latte. 

E tutti i film, le serie televisive, i cartoni animati che si svolgono a New York; le luci di Broadway, di Times Square, gli aceri giganti di Central Park, Starbucks, le Torri Gemelle, i cori gospel di Harlem, il Bronx che era sinonimo di disagio, la scena rap, i movimenti antirazzisti, Occupy Wall Street, la Columbia University, Brooklyn, e ancora, e ancora.

Ci saremmo stati lo stesso, anche senza saperlo, essendo cresciuti con tutte queste immagini, come se fossimo tutti in realtà degli abitanti di New York.

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Mia sorella voleva vivere a New York, poi è cresciuta.

Nel mezzo c’è stato un viaggio a Natale in questa metropoli, molte altre esperienze bellissime in altri Paesi del mondo e l’inevitabile allontanamento dai sogni adolescenziali. Quando eravamo a New York insieme, però, le feci una piccola intervista immaginando che le sarebbe piaciuto, anni dopo, riascoltarsi e rivivere quell’entusiasmo dei suoi 14 anni, nella città agognata e finalmente conquistata. Magari in futuro diventerà un podcast, chissà.

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