Estate 2015

Il panificio è lontano dal Centro di Vieste, defilato fra palazzoni di periferia e piccoli bar. Fuori non c’è l’insegna, ci passiamo accanto quasi per caso, lo sorpassiamo. Ma l’odore del pane invade l’aria che attraversiamo, ci blocchiamo dopo pochi passi.

Cosa mi manca da quando abito a Venezia? Il pane. Il pane con la crosta scura e croccante, la mollica di semola dove i denti affondano con piacere.

E con questo profumo di pane appartenente più alla sfera emotiva dei ricordi che alla realtà, decidiamo di entrare nel panificio. E’ un classico pomeriggio estivo, il negozio è vuoto e si sentono i rumori indaffarati provenienti dal retro bottega. Aspettiamo quei cinque minuti di cortesia prima di palesare la nostra presenza. Sbuca da dietro una tendina di plastica una ragazza, ci sorride e si sistema meglio in testa la cuffietta bianca.
Compriamo una forma di pane di semola enorme e con malcelato piacere osservo la carta avvolgerlo, pregusto il momento in cui ruberò un pezzetto di quella crosta, assaporando il piacere di strappare con le dita i pezzetti di pane piuttosto che affondarci il coltello. Prima di pagare, lo sguardo ci cade sui dolci esposti in vetrina. Ci sono dei dolcetti che mi ricordano le cartellate baresi. La ragazza ci spiega che sono i “crustoli“, la variante foggiana del dolce natalizio che si prepara in Puglia. Sono le sei del pomeriggio e decidiamo di concederci una piccola golosità prima di tornare a casa.
Ci facciamo impacchettare due crustoli e riemergiamo nell’aria calda estiva, la forma di pane sotto il braccio. Ci ripariamo sotto l’ombra di un oleandro e assaggiamo i dolci.

La pasta sfoglia dorata è friabile e croccante, la granella di nocciole e mandorle scrocchia piacevolmente sotto i denti. E le dita e le labbra si sporcano deliziosamente di miele.

Un dolce pomeriggio.

 

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