La spiaggia nudista a Tenerife
Tenerife, Canarie, Spagna
Cosa porta delle persone a vivere nelle grotte, all’aria aperta, nascosti da una collina di terra e arbusti?
Quando abbiamo letto su Google Maps “Spiaggia nudista” vicino al nostro hotel, ci siamo detti divertiti: “Perché no? andiamo a vedere!”.
Ci incamminiamo la mattina presto, lasciandoci il nostro albergo e le villette bianche alle spalle. La costa in questo punto diventa alta, frastagliata: colline a strapiombo sul mare, piccoli sentieri che si inerpicano lungo i crinali, circondati da arbusti, palme, terra rossa che si attacca ai sandali. Fa caldo ma c’è anche una bella brezza proveniente dall’oceano, si sta bene. Scendiamo in un primo avvallamento verso il mare e iniziamo a vedere delle piccole costruzioni con le pietre, nastri colorati, cincaglierie (ciottoli dipinti, conchiglie colorate, monili di spago), che si possono acquistare lasciando una piccola offerta dentro scatole arrugginite.
In lontananza ci sono delle tende fatte di lamiere, foglie di palme, tessuti intrecciati. Sembra tutto disabitato ma forse ci sbagliamo.
Continuiamo a camminare e risaliamo lungo un’altra collinetta, più alta. Arriviamo in cima e vediamo sotto di noi due calette. In una c’è una costruzione in legno sotto la parete di roccia, ci sono dei ragazzi che stanno giocando e alcuni facendo il bagno. Anche se molti metri sotto, sentiamo comunque le urla divertite. La spiaggia nella caletta seguente è quella segnalata da google. Continuamo a camminare sul sentiero e passiamo vicino ad altre costruzioni “di fortuna”, ci sono persone dentro, di tutte le età.
Non è una semplice area dove si fa nudismo, è una vera e propria Comunità. Nelle sporgenze delle rocce, dentre le grotte degli scogli, ci vivono persone.
Ho così tante domande dentro di me, vorrei avvicinarmi e chiedere: da quanto tempo vivete qui? è una scelta di vita? Una necessità? Di cosa vivete, dove prendete il cibo, l’acqua potabile? Come vi organizzate per i bagni, avete creato delle fosse? Cosa fate tutto il giorno? Ma sopratutto, la vera domanda: siete davvero felici così?
Siamo un po’ indecisi, come intimiditi da tutta quella libertà e “calcio al sistema”.
– Che facciamo, scendiamo giù?
Il sole inizia ad essere davvero caldo e il mare sotto di noi sembra invitante.
– Ma sì, ci facciamo un bagno e poi decidiamo. Se le cose diventano strane ce ne andiamo via.
E scendiamo giù.
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Facciamo un bagno ristoratore ma la corrente è davvero forte, le onde abbastanza alte da portarti lontano contro gli scogli. Decido di rimanere vicino alla costa e mentre galleggio nell’acqua cristallina guardo la spiaggia.
Ci sono degli altri ragazzi italiani che fumano tranquilli e una coppia di anziani nudi che passeggiano sulla battigia. C’è anche un ragazzo “del posto” che prepara mojito dietro un bancone fatto di assi di legno. Sembra anche abbastanza organizzato come barman nonostante sia in mezzo al nulla e il primo centro abitato sia a 30 min a piedi da qui.
La mattinata passa tranquilla. è strano essere qui, è come essere in un mondo parallelo. Questo posto è un coacervo di normalità e stranezze, una famiglia romagnola che arriva per ora di pranzo a fare un picnic esagerato sulla spiaggia, e un signore nudo che continua a camminare per tutto il tempo lungo la battigia per spirito di movimento o di esibizionismo, chi lo sa. A metà pomeriggio arriva una coppia che inizia a fare yoga acrobatica e mi chiedo, mentre li vedo armoniosamente assumere le varie posizioni, quanto tempo abbiano speso per raggiungere quell’intesa.
All’ora del tramonto decidiamo di incamminarci verso il nostro hotel. Ci inerpichiamo lungo il sentiero e i colori della costa sono bellissimi. Penso non esista niente di più bello del mare al tramonto. I ragazzi che avevamo visto la mattina giocare, ora stanno arrostendo della carne.
Passiamo vicino ad un’intera famiglia biondissima che gioca a carte su un tavolino di plastica e vediamo più lontano una ragazza che sta montando la sua piccola tenda per la notte e provo sentimenti constrastanti. Penso “che coraggiosa lì da sola” e anche “che incosciente”.
O forse no, chi lo sa.
Novembre 2019